Processo di comunicazione

“Processo fisico-nucleare in cui il nucleo atomico di un elemento chimico pesante (ad esempio uranio-235 o plutonio-239) decade in frammenti di minori dimensioni, ovvero in nuclei di atomi a numero atomico inferiore, con emissione di una grande quantità di energia e radioattività.” (cit. wikipedia-fissione nucleare)

Fortunatamente non è la spiegazione del processo di comunicazione ma della fissione nucleare, cosa completamente diversa.

Il problema è che anche comprendere tutte le sfaccettature di quest’argomento, non è poi così immediato.

Per questo motivo ho realizzato un articolo di approfondimento, per meglio affrontare il percorso di avvicinamento ad una comunicazione efficace ed efficiente… ma mi raccomando, leggetelo solamente dopo aver completato questa lettura!

E’ quindi giunto il momento di vedere com’è strutturato un processo di comunicazione, che è composto principalmente da 6 elementi:

  • Emittente (chi trasmette un’informazione);
  • Messaggio (cosa trasmettiamo, il contenuto);
  • Codice (come comprendere la trasmissione del messaggio);
  • Canale (quale mezzo per diffonderlo);
  • Rumore (interferenza);
  • Ricevente (il destinatario dell’informazione).

«Ma sì, Diego… non è poi così complicato! Dopotutto parliamo di uno che dice una cosa ad un altro e… bona, finita lì! Diciamo che il sig. Rossi apre bocca per primo, ed è l’emittente; ciò che dice è il messaggio e, alla fine, il sig. Bianchi che ascolta è il ricevente… Giusto, no?».

Fondamentalmente è vero ma prima ho citato le parole “comprendere” e “sfaccettature”…

Se il sig. Rossi parlasse inglese e il sig. Bianchi conoscesse solo qualche termine in quella lingua (codice), tutto diventerebbe più difficile! Se poi la conversazione avvenisse al cellulare (canale) e uno dei due avesse, pure, la linea disturbata (rumore), tutto diventerebbe veramente impossibile!

Per codice quindi intendiamo il linguaggio, cioè quell’insieme di parole, suoni, segni e segnali, che devono allinearsi al ricevente affinché sia in grado di comprenderne il significato (decodifica).

Un esempio, oltre a quello del sig. Rossi, potrebbe essere il codice della strada. Segni associati a forme e colori diventano segnali convenzionali per comunicare dei comportamenti da rispettare per la sicurezza comune.

Processo di comunicazione: Adeguamento del segnale di Stop a seguito della Convenzione di Vienna, che disciplina la circolazione stradale internazionale nella maggior parte dei paesi del mondo. (Fonte: Wikipedia, segnale di stop)

Comprendere il ruolo del canale e del rumore è molto più immediato.

Il canale non è altro che il mezzo che si utilizza per raggiungere il nostro interlocutore e passa principalmente attraverso l’udito e la vista.

Mentre il rumore è riferito a un evento che interviene sul canale, impedendo la ricezione corretta o assoluta del messaggio. In questo caso, però, esistono delle sottigliezze che valgono la pena di essere approfondite.

Ho usato il termine evento con molta attenzione. Infatti, avrei potuto sostituirlo con interferenza e la frase avrebbe avuto la stessa efficacia ma non la stessa efficienza. Vi avrei indotto a pensare che il rumore fosse solo riferito, per esempio, all’ambiente circostante in cui avviene la comunicazione, tipo parlare in discoteca, oppure citare l’esempio di prima (le interferenze del cellulare).

Sia ben chiaro, sono rumori anche questi, ma la parola “evento” mi ha permesso di abbracciare anche altre situazioni, tipo una persona che parla con un tono di voce basso, l’interruzione improvvisa della connessione in internet o la difficoltà a tradurre un concetto/pensiero con il linguaggio…

«Ah, ok… adesso ho veramente capito!

Prima di aprir bocca, devo essere sicuro che l’altro parli la mia stessa lingua, e questo sarebbe il canale, ma soprattutto, gli mando un messaggio in whatsapp così son sicuro che prima o poi lo leggerà, e questo è il canale!».

In teoria la cosa può starci, ma siamo sicuri che quello che l’interlocutore ha capito fosse veramente ciò che volevamo dire?

comunicazione - incomprensione

Questa descritta finora, infatti, è la definizione standard di processo di comunicazione, e fa riferimento ad un modello scientifico che risale agli anni ‘50, più idoneo ad un fax.

E’ abbastanza flat, piatta, ma soprattutto unilaterale perché intesa come un trasferimento d’informazioni da un soggetto A ad un soggetto B.

Per capire se chi ci ascolta abbia compreso o meno il messaggio, abbiamo bisogno di un riscontro, del cosiddetto feedback, la reazione. Questo fa sì che la comunicazione diventi circolare, cioè che rimbalzi da un soggetto all’altro.

In questo nuovo modello, l’attenzione non è più univoca, incentrata sul ruolo dell’emittente, ma passa al ricevente, che a sua volta condiziona il processo di comunicazione, rivoluzionando l’intero meccanismo.

Questo cambiamento è riscontrabile facendo un’osservazione di quelli che erano i mass-media tradizionali: televisione, radio, giornali, riviste, cinema.

Sono stati forti rappresentati della comunicazione lineare, dove l’interazione non esisteva, l’utente era passivo e influenzato da ciò che vedeva e sentiva.

Oggigiorno il ruolo è assolutamente cambiato: dall’essere passivi siamo diventati attivi, con la possibilità di portare, noi stessi, dei contenuti. Se prima la comunicazione seguiva una direzione verticale da uno a tanti, ora siamo tutti sullo stesso livello, in una rete fitta d’interazioni con feedback immediati.

Mi chiamo Diego Greggio e sono un graphic designer freelance. Sono nato a Bergamo nel gennaio del 1968. Ho iniziato lavorando nella tipografia di mio zio... esistevano la camera oscura, le pellicole, i fogli acetati per il montaggio e la colla spray. Poi, nel 1987, il primo Mac... e da quel giorno è cambiata la mia vita! Tutto quello che si faceva in diverse ore di tempo, adesso era possibile farlo in pochi minuti... e la creatività ha goduto della stessa libertà dell'immaginazione.

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